Viaggio dei Cento Leoni: 6 tappa
Viaggio dei Cento Leoni: 6 tappa
Spalato-Neum
mercoledì 21/8: Spalato-Neum km 164 (4 leoni)
Non possiamo esimerci, di mattina, da un’ulteriore visita, bici alla mano, per il centro storico di Spalato, anche per fotografate il leone moeca custodito all’interno del Duomo, nella Cappella di San Rainero, per quanto poco visibile. Quindi passaggio per la Piazza del Mercato e poi via, si parte, in direzione Bosnia Erzegovina. Sempre costa, mare blu, paesaggi splendidi, bagnanti all’opera, isole e isolotti, scogli, allevamenti di pesci e di mitili.
Stiamo quasi assuefacendoci a tanta bellezza.
Tanto per cambiare.
Sì, tanto per cambiare c’è una novità, grossa. E non positiva. È il vento contrario che oggi sembra accanirsi contro di noi, facendoci sbandare pericolosamente per le forti raffiche e rallentando di molto la nostra corsa. Stringiamo i denti, aumentiamo ancor di più l’attenzione cercando comunque di stare sempre più vicini alla ruota di chi ci sopravanza per risparmiare fatica. 150 chilometri tutti così saranno un inferno…
Non ci pensiamo troppo e il transito per il villaggio di Duce, noto per le sue magnifiche spiagge sabbiose, ci strappa un sorriso e anche qualche simpatico sfottò nei confronti del buon Candido, che certamente ha sobbalzato all’apparizione della scritta. Sappiamo bene da che parte batta il suo cuore.
mercoledì 21 agosto 2013
Subito dopo, al chilometro 26, ci fermiamo ad Almissa (Olmis), antico centro storico marinaro posto proprio di fronte all’isola di Brazza. Qui scoviamo un magnifico leone appartato, che pare stesse aspettando solo noi, su una piazzetta sopraelevata, sul sagrato della Chiesa di Santo Spirito. È una vera scoperta preziosa, il posto è intimo, tanto che ci facciamo fotografare singolarmente sotto questo leone così tranquillo, moeca. Ecco, lo abbiamo scelto istintivamente come archetipo, come rappresentante di tutti i leoni incontrati lungo il percorso. Ce lo porteremo nel cuore.
Proprio durante la ricerca del grosso felino ci rendiamo conto quanto sia divertente questo aspetto ludico-storico del nostro viaggio, che aggiunge quindi all’avventura, alla fatica, al vagabondare anche un valore ulteriore.
Divertente.
Quindi si riparte, almeno quando un occhiuto vigile decide di farci passare dopo un’attesa che ci pare infinita, ma non prima di aver immortalato anche un’antica colonna con base ottagonale su cui una volta era esposto un leone, ahimè smantellato. Pace all’anima sua.
Continua il vento contrario e i più leggeri della compagnia, Roberta, Fausto e Filiberto, sono quelli che lo soffrono ovviamente di più, ma stringono stoicamente i denti e non perdono contatto.
Al km 60 si passa per la affollata Makarska e ci lanciamo nell’ultima caccia al tesoro del nostro viaggio: dopo di leoni non ce ne saranno più. Lo troviamo sul lungomare, su un bel pilo di bandiera che una volta si trovava nella piazza principale. Duro il destino di queste belle bestie lapidee: quando non sono state scalpellate, sono state spostate, allontanate dai posti centrali o se, va bene, portate nei lapidari dei musei regionali. Alcune sono restate in vista, ma certamente in numero ridottissimo rispetto a quando sventolava su queste terre il gonfalone di San Marco.
Leontoclastia è stata chiamata questa furia distruttiva e noi in questo viaggio abbiamo dovuto fare i conti con questa e l’abbiamo toccata con mano. Ma una cinquantina di leoni siamo riusciti ad abbracciarli.
Si riprende. Col passare del tempo e con lo scorrere delle ore sembra che il vento sia meno cattivo e quando ci fermiamo per la sosta pasta in un campeggio (questa volta l’acqua sta già bollendo quando arriviamo, come da copione grazie alle doti del nostro direttore tecnico Gusso) sembra essersi placato. Immancabile tuffo in acqua dei soliti ardimentosi (del resto siamo nel regno del mare splendido: come si fa resistere…) e poi momento di serenità sotto gli alberi, con un bel piatto di pasta in mano, a petto nudo, rilassandosi chiacchierando tra di noi. La forza del nostro gruppo è che siamo tutti diversi, ognuno con i propri difetti e i propri pregi, ma conoscendoci da anni riusciamo (quasi sempre) a smussare gli uni e a enfatizzare gli altri. Per far questo bisogna che ognuno abbia un compito fisso, che si renda utile al gruppo attraverso un impegno quotidiano, magari banale come fare il caffè o lavare le pentole, o riempire l’acqua la sera all’arrivo, oppure anche ricordarsi di mettere in freezer i ghiaccioli per tener fresche le bibite il giorno successivo. È l’unione che fa la forza e anche persone meno preparate fisicamente, un po’ più acciaccate di altre, riescono a compiere il proprio personale viaggio.
Si riprende. Col passare del tempo e con lo scorrere delle ore sembra che il vento sia meno cattivo e quando ci fermiamo per la sosta pasta in un campeggio (questa volta Leggiamo negli occhi di Roberta – che ha affrontato questo viaggio con il timore di non reggere i ritmi cui non era certo abituata e come una sfida con se stessa – la gioia di essere ormai a una sola tappa e mezza dall’arrivo, con la certezza di essere ormai a un passo dal successo. O anche la soddisfazione del “clan” dei muranesi, Michele, Francesco, Stefano, Franco Salvadori che – chi più chi meno – ha passato qualche traversia fisica ma ormai del tutto superata (a parte qualche sosta d’emergenza sul ciglio della strada…). O gli occhi ridenti di Candido, la contagiosa risata del massiccio settantunenne Gianni – che nonostante la carta d’identità e la stazza non ha mai perso colpi – la caparbietà del nostro Filiberto, la baldanza dell’eterno giovanotto Mario, la solidità e la generosità di Alberto LG, la soddisfazione del nostro presidente Franco per essere riuscito anche questa volta a completare il viaggio senza troppi problemi o rischi (una preoccupazione sempre incombente e che spesso non fa dormire la notte…). O l’emozione di Alberto F. nell’aver vissuto questa esperienza intensa a fianco del proprio figlio Fausto, l’appagamento di quest’ultimo per aver superato le incognite dello sforzo prolungato – certamente non consono a un fisico giovane – la gioia di Biagio appena celata dall’apparente rude scorza, lui che si è accollato come al solito lo sgradito compito di far rigare dritta tutta la compagnia a livello di ritmo, la determinazione di Dino, sempre a disposizione di tutti, la grinta di Marino che ha saputo superare le difficoltà di un recentissimo intervento alla mano che ha messo a rischio la sua partecipazione, la contentezza del nostro Gilberto, il “diversamente giovane” del gruppo con i suoi 76 anni, che è stato bravissimo, la grinta di Rino, anche lui reduce da un anno tormentato dai problemi fisici che non gli hanno spento l’istinto agonistico, l’appagamento di Gabriele che è riuscito a portare a compimento questo viaggio senza grosse difficoltà, e soprattutto la soddisfazione di Franco Puppato, che ha avuto il più bel regalo negli ultimi mesi: tornare bambino nelle discese. E la bontà di Piero che non se l’è sentita di pedalare a causa della schiena che lo fa penare ma che si è messo al servizio degli altri guidando la macchina. Come gli impagabili Franco Gusso e Giancarlo.
Manca in questa carrellata il fortissimo Michele, che ha rotto la bici ma si rifarà certamente nell’impegnativo campionato mondiale di Duathlon che correrà in Svizzera l’8 settembre. Che tu abbia maggior fortuna!
Fattostà che quando torniamo in sella siamo tutti belli carichi e un’ulteriore stimolo ci viene dato dal paesaggio, che sta diventando se possibile ancor più bello: abbandonando la costa ci inoltriamo in una salita col rumore sinistro di tuoni lontani e il fenomeno di un breve piovasco col sole brillante su di noi. Ci godiamo anche lo spettacolo delle due gocce di smeraldo dei laghi Bacina, vicino alla cittadina di Ploce. Poi da qui si apre la spettacolare foce della Naretva, con i suoi incredibili canali di irrigazione solcati da barche speciali, un misto di acqua e di terra. Sembra di essere in Vietnam o in Cambogia, nel Sud-est asiatico più che nell’Adriatico. Conosciuta soprattutto per la produzione di mandarini, in questa stagione noi ci godiamo le angurie e infatti ne sbraniamo un paio godendoci una sosta al volo in una delle tante “anguriare” della zona. Chi sta meglio di noi?
Certo che dopo tanta goduria non può mancare il contraltare di una salitina con punte al 10 per cento e l’occasione è quella giusta per scatenare i più freschi e i più pimpanti nell’assalto al Gran Premio della Montagna. Poi, tutti assieme, transitiamo per la frontiera con la Bosnia Erzegovina e usciamo dall’Europa. Oggi si dorme a Neum, cittadina posta negli unici 20 chilometri di costa che sono stati concessi alla Bosnia come sbocco al mare. Si vede subito che siamo in un altro stato, con un altro tenore di vita. E noi ci adattiamo senza alcun problema. Bagno serale ormai di routine con tanto di esibizione di tuffi del nostro “giovanotto” Gilberto, dallo stile impeccabile. Ha ammesso anche di aver visto dal vivo, da giovane, Esther Williams al Hotel Excelsior del Lido. Evidentemente gli ha trasmesso la passione per l’acqua. Ne ha tanta…